Un giorno ero lì che mi scervellavo per trovare una risposta all’eterna e spinosa domanda “i soldi fanno davvero la felicità?”, quando l’ennesimo post sponsorizzato mi fa l’occhiolino su Facebook. A quanto pare, non bastavano gli “ennemila” stili di yoga che spopolano oggigiorno, adesso va di moda anche lo yoga finanziario (che è diventato un vero e proprio marchio registrato, vorrei far notare).
Sarebbe stato facile liquidare il tutto come l’ennesima buffonata dell’era digitale, ma una vocina interiore mi ha suggerito di andare oltre e capirci qualcosa di più.
Così, decido di scaricare i capitoli gratuiti e poi leggere per intero, tutto d’un fiato, il libro “La felicità fai soldi”, scritto a quattro mani dai trader Enrico Garzotto e Davide Francesco Sada. Che sono, tra le altre cose, i fondatori del progetto/movimento Moneysurfers, conosciuto per i corsi di trading, finanza personale e yoga finanziario, per l’appunto.
Cosa c’entra la finanza con lo yoga?
Eh, già. Un simile binomio potrebbe fare inorridire molti. Che cosa avrebbe da spartire lo yoga, un’antica tradizione orientale che fin dalle sue origini predica sobrietà e non attaccamento ai beni materiali, con l’avidità e la grettezza di un mondo, come quello finanziario, che sa adorare soltanto il dio denaro?
Per uscire da questo irritante paradosso, secondo gli autori, bisogna soffermarsi sul significato autentico della parola stessa. Yoga significa “unione” e lo yoga finanziario altro non è che la fusione tra la ricchezza interiore e la ricchezza materiale. Nel mondo potremo incontrare persone molto ricche ma allo stesso tempo arroganti, egoiste e incuranti del bene altrui, così come persone colte, umili e nobili di spirito, ma senza un soldo in tasca.
Lo yoga finanziario è un metodo che cerca di unire questi due mondi in apparenza inconciliabili. La ricchezza interiore alimenta la ricchezza “esteriore” che, a sua volta, fornisce le risorse necessarie per proseguire il proprio percorso di crescita e realizzazione personale. Questo processo viene rappresentato dal simbolo del caduceo, un bastone alato con due serpenti attorcigliati intorno.
La ricchezza materiale e la ricchezza spirituale, incarnate dai due rettili in questione, si inseguono l’una con l’altra in una spirale virtuosa e in perfetto equilibrio. Se la ricchezza materiale viene a mancare, sarò costretto a una vita di affanni e sofferenze per far quadrare i conti a fine mese. Se la ricchezza materiale è invece sfrenata, senza limiti e senza scopo, come avviene per molti nababbi, rischio di farmi possedere e consumare da essa, cercandone sempre di più a scapito degli altri e, soprattutto, senza mai trovare la mia vocazione più profonda che mi renderebbe autenticamente felice.
Il libro di Davide ed Enrico, a differenza di quanto si potrebbe pensare, non è affatto un manuale per fare soldi facili o diventare ricco sfondato come Paperon de Paperoni dall’oggi al domani, ma un vero e proprio concentrato di filosofia, life hacking, crescita personale e gestione consapevole del denaro.
Il denaro è davvero lo “sterco del diavolo”?
Uno dei cardini di questo libro riguarda il nostro rapporto, non certo idilliaco, con il denaro. I soldi, di cui ho parlato diffusamente in questo articolo, sono un po’ come il cibo. Può nutrirci e darci le giuste energie, così come farci ingrassare e venire il diabete.
Pur di accumulare denaro, l’uomo è disposto ad azioni immonde come uccidere, truffare e distruggere il proprio pianeta, verissimo, ma con le risorse finanziarie si possono anche costruire scuole e ospedali, si può sostenere la ricerca medica e scientifica e aiutare le persone in difficoltà. Non è un caso che anche la più nobile e disinteressata delle organizzazioni umanitarie ha bisogno di fondi e donazioni per poter operare e andare avanti.
Il problema, secondo gli autori, è che abbiamo convinzioni troppo limitanti nei confronti del denaro. E poiché ci manca il giusto atteggiamento mentale, non riusciamo ad attirarlo come vorremmo. Viceversa, se ne abbiamo più che in abbondanza, facciamo fatica a gestirlo diventando avidi o spendaccioni.
In parole povere, il denaro andrebbe visto per quello che è, cioè una risorsa neutra, né buona, né cattiva. Che non va sprecata, ma usata con saggezza. Chiunque ha bisogno di mezzi finanziari per potersi mantenere e prosperare, le famiglie, le aziende, gli istituzioni, gli stati. Quindi, iniziamo a trattare il denaro non come una divinità, ma come semplice strumento per ottenere qualcos’altro.
La società, però, ci ha abituati a pensare al denaro come qualcosa di sporco, certamente indispensabile, ma di cui in fondo dovremmo un po’ vergognarci o sentirci in colpa. Il denaro, infatti, come ci martellano i telegiornali, è roba che va bene per criminali senza scrupoli, evasori fiscali, politici corrotti e banchieri spilorci. La ricchezza “malata” esiste, per carità, e gli autori la definiscono ricchezza emotiva, una ricchezza materiale, anche importante, ma che ci rende schiavi di essa e non ci permette, nonostante tutte le potenzialità, di diventare persone migliori e più soddisfatte.
In definitiva, ribaltando il solito trito paradigma, non sono i soldi a fare la felicità, ma sarebbe la felicità stessa ad attirare il denaro come un potentissimo magnete.
Verso la ricchezza consapevole
Sarà vero, non sarà vero? Chi può dirlo. Rimane il fatto che, per quanto mi riguarda, il libro sullo yoga finanziario si è rivelato davvero una bella sorpresa, forse un tantino utopica, ma bella.
Una sintesi oserei dire clamorosa di tecniche, strategie, insegnamenti e visioni per smuovere le nostre certezze appannate e illuminare il cammino verso strade alternative, sicuramente ardue, ma alla nostra portata.
Anche attraverso dei compiti pratici e subito attuabili, ci insegna come rivedere in modo più critico e consapevole il nostro rapporto con l’amato/odiato denaro. Per attirarlo e gestirlo senza farci corrompere da esso. Per far sì che il denaro non diventi un’ossessione o un vizio, ma un fedele servitore in grado di lavorare per noi, diventando cioè una solida piattaforma per i nostri progetti lavorativi e di vita.
L’importante è capire che la ricchezza materiale, come ogni cosa, va e viene, si può perdere e si può guadagnare. Il denaro stesso è come una forma di energia e, come tale, deve circolare. Se rimane ferma, se ristagna da qualche parte, non può che ammuffire creando disagio e sofferenza.
Quindi, no. Lo yoga finanziario non è una c****a pazzesca come direbbe il buon tragico Fantozzi. Tutt’altro.
Ovvio, non illudiamoci che basti leggere un libro o darsi all’OM per far piovere banconote dal cielo o dare una svolta brutale alle proprie condizioni finanziarie. Eppure, da qualche parte, bisogna pur incominciare. E questo libro potrebbe essere l’inizio del viaggio.