Tutt’altro.
Questo è un mondo che sto osservando con particolare attenzione, un po’ con curiosità, un po’ con diffidenza, e credo anche di aver capito finalmente uno dei motivi per cui la cosiddetta intelligenza artificiale generativa stia arrivando al galoppo nelle nostre vite, e soprattutto ci stia arrivando per restare. Purtroppo, mi si è appannata la sfera di cristallo e non riesco ad azzardare previsioni sensate sul futuro che incombe, però una cosuccia riesco a intravederla.
Voglio dire. L’AI ci sta mostrando giorno dopo giorno quanto sia stata inefficiente, finora, la produzione (per non parlare del consumo) di moltissimi contenuti digitali. Oggi, infatti, se hai bisogno di un contenuto specifico, devi sperare sul fatto, di certo non scontato, che qualcun altro abbia dedicato del tempo per confezionarlo e renderlo disponibile da qualche parte, magari senza chiedere nulla in cambio.
Per fare un esempio stupido, se ti si impalla all’improvviso il computer e non sai dove sbattere la testa, troverai a colpo sicuro uno spiegone bello corposo ed esaustivo redatto (forse non proprio da lui) dal buon Aranzulla. Se stai cercando delle foto di stock per fare il lifting alla tua brochure, in rete avrai solo l’imbarazzo delle scelta, ma soltanto perché ci sono al mondo fotografi volenterosi e volenterosi illustratori che si sono sbattuti un bel po’ per alimentare le varie banche dati.
Ora, però, le cose stanno cambiando leggermente.
Se ti serve una foto o un’illustrazione che rispecchi al meglio i tuoi capricci, si possono interpellare, in alternativa, servizi come Leonardo AI, DALL-E e Midjourney ottendendo risultati, se non paragonabili a quelli di un professionista, senz’altro apprezzabili. Se hai un problema o un quesito che ti tormenta la notte, non c’è più bisogno di scartabellare un elenco di siti e affidarti ciecamente al “marketing della generosità” di qualche sgobbone digitale. Ti sarà sufficiente “chattare” un po’ con l’AI di turno, sia essa ChatGPT, Gemini o Perplexity, per ottenere risposte molto più dirette, veloci e, si spera (ma non ci metterei la mano sul fuoco), anche precise.
Per farla breve, l’AI permette di generare un contenuto personalizzato, unico, cucito su misura, rivolto a te e nessun’altro, nell’esatto momento in cui ne hai più bisogno. Che senso ha, per un content marketer o un content creator, produrre un’infografica, un ebook, un video-qualcosa, con il rischio che si perda nei profondi abissi della Rete?
Quanto tempo stiamo perdendo in questa folla rincorsa al contenuto più utile e interessante? Soprattutto quando ci sono strumenti, sempre più intelligenti, sempre più versatili, che possono farlo meglio e con la possibilità di “correggere il tiro” praticamente in tempo reale?
Non voglio dire che non ci sarà più spazio per la scoperta e per la creatività. Che non ci saranno più contenuti “spontanei”. Ma la strada, temo, è segnata: molti contenuti, in futuro, verranno surclassati. Perché avremo, molto semplicemente, una soluzione migliore.
E soprattutto, bisognerà capire chi avrà ancora la voglia di produrre conoscenza, magari “aggratis”, con il solo scopo di darle in pasto a queste voracissime AI. Una cosa però è certa: se l’AI saprà essere davvero così “intelligente”, non potremo fare altro che celebrare il suo trionfo.