Per farla breve, il freddo era da classificarsi nell’ampio novero delle seccature inevitabili che lo stare al mondo comporta, non tra i primi posti della hit parade, ma sempre di seccature stiamo parlando.
Ora, però, le cose sono cambiate, e radicalmente, direi.
Non soltanto adoro il freddo e mi ci trovo a mio agio, ma spesso e volentieri cerco conforto in esso. Inoltre, aspetto ben più grave, parlo in continuazione di questa cosa qui del freddo praticamente con tutte le persone che mi capitano a tiro e non riesco a resistere alla tentazione di “convertirle” alla causa.
La mia opera di ingenuo e impacciato proselitismo può dare origine, di tanto in tanto, a qualche dialogo al limite del surrealismo, della serie:
D. Come è andato il weekend? R. Benissimo, sono riuscito a farmi un bel bagno nei cubetti di ghiaccio, per quasi cinque minuti!
D. Oggi fa freddino, vero? R. Non direi proprio, stamattina dalla doccia usciva dell’acqua un po’ troppo tiepidina per i miei gusti.
D. Che bello, arriva l’estate, non sei contento? R. Assolutamente no, addio docce fredde. Maledetto sia questo cambiamento climatico, cosa faremo quando tutto il ghiaccio del pianeta si sarà sciolto? Io non voglio rinunciare ai miei cubetti…
… eccetera, eccetera.
Lo dico subito, a scanso di equivoci: amare il freddo non significa affatto (perché so che lo stai già pensando, eh?) sostenere che il caldo faccia schifo. Se ti piace la carne, mica smetti di mangiare il pesce, o no? Detto in altro modo, se la doccia gelata fa bene, come ho già spiegato qui, non vuol dire che la doccia calda sia il male assoluto.
Da bravi occidentali, abbiamo scoperto i benefici rilassanti e terapeutici del caldo e chi è andato almeno una volta in una SPA sa cosa vuol dire. A rilassarci e farci coccolare siamo diventati dei grandi esperti, peccato che ci manchi l’altra faccia della medaglia. Il freddo che dona energia, il freddo che toglie dolori e infiammazioni, il freddo che fortifica e rende più resistenti, il freddo che conserva, il freddo che risveglia e, per rubare un termine tanto caro all’informatica, aiuta a “riavviare il sistema”.
Il freddo, in pratica, è diventato la mia medicina prediletta, se non l’unica. Negli ultimi tempi, infatti, ho scoperto che il freddo, nelle giuste quantità, e con il corretto approccio, può costituire un vero toccasana per la salute e per il benessere psico-fisico. Questo non vuol dire, sempre a scanso di equivoci, che il freddo faccia bene sempre. Me lo ricordo ancora quel tipo che mi sbeffeggiava sui social, che blaterava qualcosa del tipo “prova tu a lavorare in un capannone otto ore al giorno a dieci gradi per quindici anni e poi dimmi se ti piace ancora il freddo”.
E io, a tal proposito, avrei due o tre obiezioni, per esempio: non è che, se correre fa bene al fisico, ti metti a galoppare per otto ore di fila, perché poi schiatti. Non è che, se lo yogurt ti rimette a posto l’intestino con i suoi miracolosi fermenti, allora te ne ingurgiti tre quintali. Insomma, il freddo mica te lo devi sposare.
Perché il freddo sarà pure un amico, ma non quel tipo di amico con cui puoi condividere una bella vacanza o conversare piacevolmente per ore intere. Macché. Lui è più come quell’amico un po’ sbruffone che quasi fai fatica a sopportare, però lo trovi sempre nel momento del bisogno, pronto a tenderti la mano. E magari, quando ti vede un po’ debosciato o giù di corda, ti rifila anche due o tre amichevoli schiaffoni per farti ripigliare.
Il freddo, per molti di noi (ehm, se non tutti), è spiacevole perché lo abbiamo allontanato per troppo tempo. A furia di coprirci come eschimesi, abbiamo estromesso il freddo dalla nostra vita. A furia di pensare che il freddo ci farà ammalare, non abbiamo fatto altro che debilitare l’organismo privandolo di una delle più potenti medicine a nostra disposizione.
Come dimostra questa foto qui, di repertorio, è possibile andare in giro in pantaloncini in mezzo alle neve, con una temperatura di pochi gradi, senza nessuna conseguenza, e senza nemmeno beccarsi un raffreddore.
Il nostro corpo, se opportunamente addestrato, può benissimo sopportare le temperature più rigide, è capace di mettere in atto tutti gli adattamenti necessari e, col tempo, come in palestra, diventa più forte e resistente. Certo, bisogna sopportare un minimo di disagio, uscire dalla propria zona di comfort (oddio, non ci credo che ne sto parlando, di nuovo) e mettersi in testa che “avere freddo” ogni tanto non è poi così drammatico.
Ma come coltivo, ogni giorno, questo smisurato amore per il freddo e il gelo?
Innanzitutto, la doccia sotto l’acqua gelida è diventata una sorta di rituale magico. Senza la quale, lo devo ammettere, le mie giornate non riescono proprio a ingranare. Dopodiché, il mio corteggiamento quotidiano con il freddo prosegue sfidando il senso comune su come si dovrebbe andare in giro vestiti. Se ci vuole un giaccone invernale, io mi metto un giacchino primaverile. Se tutti intorno a me sono imbacuccati nei loro maglioni, è probabile che io rimanga in maniche corte. Insomma, non dico di uscire di casa sempre a petto nudo (e questo direi che è un bene, soprattutto per una questione di decoro), però cercare di togliersi uno strato in più rispetto a quello ritenuto indispensabile dalla società, quello sì che può diventare una buona abitudine.
Devo ammettere che, ogni tanto, con un bel sorrisino stampato in faccia, ho osato anche di più, andando in giro in maglietta in pieno inverno o affrontando l’aria gelida dell’alta montagna con addosso soltanto una “felpina”. Però, ci sono alcuni inconvenienti da prendere in considerazione: per esempio, la gente ti guarda malissimo, magari con insistenza, per non parlare dei raffreddori e dei mal di gola e delle sinusiti che sono sempre dietro l’angolo. Non è che col freddo si diventa Robocop dall’oggi al domani, anzi. Basta tirare un po’ la corda, superare appena appena il limite, ed ecco che quei maledetti microbi riescono a trovare un varco, proprio quando meno te lo aspetti.
Vero, da quando ho iniziato questa cosa qui del freddo mi sto ammalando di meno (e incrocio le dita con forza ogni volta che lo dico), ma un paio di raffreddori e di mal di gola me li sono beccati in pieno, questo inverno. Sì, per molti potrà sembrare soltanto ordinaria amministrazione, ma per chi ha buttato nel cestino aspirine e ibuprofene in onore di quella medicina naturale che è il freddo certi scivoloni non sono ammissibili. Altrimenti, il castello crolla. Altrimenti, non è più vero che basta buttarsi sotto la doccia ghiacciata o affrontare l’inverno in t-shirt per ottenere una salute di ferro. Non ti pare?
Ah, dimenticavo la cosa più importante. Perché il vero divertimento arriva soltanto con il bagno nel ghiaccio (nella pratica, riempi una vasca di cubetti prelevati dal freezer e ti ci butti dentro). Detta così, sembra una pazzia, e forse lo è. Ma immergersi in una vasca traboccante di ghiaccio (per pochissimi minuti, sia chiaro) è un’esperienza indicibile, cento volte più potente di qualsiasi doccia fredda, cento volte più esaltante di una qualsiasi passeggiata a piedi nudi nella neve.
Questa esperienza qui è proprio un hard reset. Non saprei come altro definirla. Dopo che ne esci, tutto ritorna a funzionare. L’energia che pensavi esaurita, la vitalità che davi ormai per spenta, tutto ritorna a fluire dentro di te. E a quel punto sì che diventa una vera e propria (sana) dipendenza. E a quel punto sì che non potrai fare a meno di desiderare e corteggiare il freddo.
Ma funziona davvero? Va bene per tutti? E se poi mi ammalo lo stesso?
Non ci metterei la mano sul fuoco, ma su di me, lo posso dire, sta funzionando. La decisione di accogliere il freddo nella mia vita mi sta ripagando e, nel momento in cui scrivo, sono davvero sconsolato all’idea di lasciarmi l’inverno alle spalle (che, detto tra noi, qui al nord sembra sempre di più una fresca primavera). La mia decisione di accogliere il freddo a braccia spalancate, con tutto me stesso, si sta rivelando stranamente azzeccata e, magari, prima o poi, riuscirò a convincere qualcuno a fare la stessa cosa. Magari, proprio te.
😉