Regola numero 1 per apparire su Google in posizioni decenti
Dirlo potrebbe suonare scontato fino all’inverosimile, ma i contenuti che piacciono a Google sono anche i contenuti che piacciono ai suoi utenti. Non smetterò mai di ripetere che Google è un’azienda ed è nel suo interesse che il maggior numero di persone utilizzi i suoi servizi per poi guadagnarci con la pubblicità.
BigG viene usato un po’ per tutto, anche per accedere a siti web di cui conosciamo a memoria l’indirizzo, ma possiamo dire con un ragionevole grado di certezza che l’utente medio sia alla ricerca di informazioni molto specifiche. Non vuole socializzare, non vuole ammazzare il tempo: ha bisogno di qualcosa, e magari la vuole subito. Potremmo vedere Google come una sorta di oracolo a cui si chiede una risposta immediata e possibilmente risolutiva a tutti i problemi e dubbi che ci attanagliano in qualità di uomini moderni. In ogni caso siamo consapevoli che, pur muovendosi verso quella direzione, al momento Google non è altro che un enorme archivio di documenti raccattati dal web e proposti all’utente nell’ordine che i suoi algoritmi ritengono più pertinente.
I contenuti che piacciono a Google, detta molto brutalmente, sono quelli che piacciono, né più, né meno, ai suoi utenti.
Le possibili strategie
Se le cose stanno così, e vogliamo “mungere” Google per ottenere visite costanti al nostro sito, dobbiamo metterci al lavoro e sforzarci di produrre contenuti che siano utili, estremamente utili, a un sottoinsieme più o meno grande di internauti. Puntare sulle informazioni pure, il più delle volte, equivale ad autoflagellarsi. Qui non c’è scampo. Siti come Wikipedia o portali editoriali con alle spalle plotoni di redattori la faranno sempre da padroni. E poi su internet, a meno che tu non riesca a scorgere qualche nicchia ancora inesplorata, c’è già praticamente tutto.
Se nel mondo reale non si trova mai uno straccio di idraulico quando serve, nel web è altrettanto difficile imbattersi in qualcuno che ti risolva un problema, soprattutto se è molto, molto specifico. Quando facevo il programmatore e non sapevo come risolvere un bug rognoso, il blog di un nerd dell’Ohio trovato dopo estenuanti ricerche su Google poteva diventare di punto in bianco la mia salvezza. Morale della favola, cerca di essere tu quell’idraulico con l’aureola che spunta magicamente quando qualcuno è sull’orlo della disperazione, e probabilmente sarai venerato come una divinità.
Cerca di anticipare possibili grattacapi, possibili dubbi, e poi scrivi qualcosa a riguardo, oppure realizza dei video dedicati. Ricordiamo che i testi, per quanto noiosi e sfiancanti da leggere, sono quelli che allo stato attuale vengono interpretati meglio e con meno ambiguità dai bot. Dacci dentro.
Una miniera d’oro: le recensioni
Ti sei mai domandato perché ci sono persone che si prendono la briga di recensire prodotti dall’involucro della confezione fino al manuale di istruzioni? Persone che scrivono fiumi di inchiostro virtuale per raccontare la loro esperienza circa viaggi, spettacoli o corsi di cucina? Non è solo desiderio di sfogarsi o mania di protagonismo. Internet oggi è come la giungla, piena di insidie e di pericoli. Per questo abbiamo assolutamente bisogno che qualcuno vada in avanscoperta, così possiamo essere sicuri di quello che ci aspetta. Andresti mai in un ristorante che ha ZERO recensioni su Trip Advisor? Leggeresti mai un libro immacolato, senza nemmeno l’ombra di un giudizio?
Morale della favola, diventa tu l’esploratore. Sperimenta, affronta l’ignoto, e poi scrivi delle recensioni sul tuo sito, sul tuo blog, sul tuo canale social, affinché gli altri possano sapere e farsi un’idea. Naturalmente, do per scontato che quello che scriverai sia ponderato, professionale e non diffamatorio nei confronti del prodotto o del servizio che stai presentando. Non si sa mai che ritorni indietro come un boomerang.
Scrivere per i motori o per gli utenti?
Come sappiamo, i risultati di ricerca vengono selezionati da una serie di sofisticati algoritmi. L’intervento umano è relegato a un controllo di qualità probabilmente circoscritto alle parole chiave e agli argomenti più richiesti. Ne consegue che i contenuti che produciamo devono essere comprensibili a una macchina e non lasciare assolutamente spazio a interpretazioni. Non fare come me, appassionato di scrittura fin nel midollo, che ama giocare con le parole e passare da un argomento all’altro come un flipper impazzito. Concentrati su un argomento e diventane padrone incontrastato. Rispolvera i quaderni di quando andavi alle scuole elementari, dove ti insegnavano a scrivere i temi. Titolo, introduzione, svolgimento e conclusione. Se non sbaglio, si faceva così. E anche gli algoritmi di Google, alla fine, si comportano come scolaretti ammaestrati. Al meglio delle loro possibilità cercano di decifrare una lingua, quella umana, a loro sconosciuta e per certi versi misteriosa.
Questo non vuol dire che devi scrivere come un robot, perché alla fine sarà un essere umano a leggerti e giudicarti, ma bisognerebbe perlomeno assicurarsi che la struttura del contenuto sia chiaramente leggibile, interpretabile e classificabile dagli scagnozzi di Google. Infatti, proprio per questo motivo, mi sono abituato a chiamare molti dei miei articoli INCLASSIFICABILI. 😊
Ma tu non fare la mia fine, eh? Continua a farti piacere.