In questa “densa” intervista a Luca Pantanetti, titolare dell’agenzia marchigiana Scriptorama, scopriamo tutti i segreti per farsi pubblicare un libro e sopravvivere nella giungla dell’editoria italiana.
La strada di un aspirante scrittore, non nascondiamocelo, è tutta in salita. Vedersi pubblicare un libro da un editore serio, e senza scucire un centesimo di tasca propria, spesso e volentieri è soltanto un sogno a occhi aperti. Ma l’aspirante scrittore, si sa, è un esemplare particolarmente cocciuto. Pensa sempre di aver sfornato il miglior bestseller sulla piazza, è convinto che per lui sarà tutto diverso e gli ostacoli lungo il cammino si scanseranno da soli permettendo al suo capolavoro di decollare come un Concorde (modello di jet che, lo ricordiamo, non ha comunque fatto una gran bella fine).Pensando di farcela da solo, l’aspirante scrittore disdegna qualsiasi forma di aiuto. E gli agenti letterari poi? Soltanto i “big” possono permettersi il lusso di averne uno.
Sarà veramente così? Davvero non c’è bisogno nemmeno di aiutino per emergere dall’anonimato e avere qualche speranza di “sfondare”? E che cosa fa esattamente un’agenzia letteraria?
Beh, in questo post avremo l’occasione di fare un po’ di luce su questi aspetti. Infatti, sono riuscito nell’impresa di strappare un’intervista a Luca Pantanetti, titolare dell’agenzia Scriptorama con sede a Civitanova Marche e co-fondatore del progetto fAutori. Ne ho approfittato, senza vergogna alcuna, per carpire da lui il maggior numero di segreti su un mondo che, in fatto di ostacoli, è certamente più insidioso di una Spartan Race.
G. Ciao Luca e benvenuto! Ci potresti dire che cosa fa un’agenzia letteraria, in soldoni? E perché un autore dovrebbe aver bisogno di un agente, invece di fare tutto da solo come Superman?
L. Forse perché nessuno è come Superman? Ciao, e grazie per questa intervista. Per rispondere meglio alla tua domanda, un agente è un altro mezzo a disposizione, un tramite tra l’autore e l’editore. Affidarsi a un agente, in editoria, è una scelta del tutto personale che nasce dalla domanda: ho la forza per fare tutto da solo? Oppure nasce quando si hanno avute molte porte in faccia dagli editori e ci è stancati del trattamento. La porta in faccia potrebbe essere arrivata perché a fronte di una buona scrittura la storia proposta non è ancora matura, oppure fuori fuoco. In altri casi c’è una buona scrittura, ma niente di originale in grado di colpire un editore. Se un agente riesce a scorgere del valore, potrebbe anche diventare un mentore, o un tutor per indicare la strada che l’autore può seguire per migliorare.
G. A parte l’amore per i libri, e il masochismo 🙂, che cosa ti ha spinto ad aprire e portare avanti una tua agenzia?
L. Direi che è per 10/10 amore per il libro e 10/10 masochismo, in effetti. Anche perché non ho seguito un percorso classico: Scriptorama è nata come agenzia di consulenze e promozione per autori emergenti e piccoli editori. Quando si è presentata la possibilità si è “evoluta” in agenzia letteraria, cominciando a rappresentare dei validi autori e portandoli a buone pubblicazioni.
G. Immagino che il tuo percorso professionale non sia stato “in discesa”, diciamo così. Quali sono state le sfide più erculee e come le hai affrontate?
L. Facendo passi indietro quando necessario, prendendo lo slancio per provare a saltare sempre più in alto l’attimo successivo. Farsi conoscere e riconoscere dagli editori come referente affidabile è stato – è ancora, in alcuni casi – la sfida più dura.
G. Ora veniamo al punto dolente. Quali sono oggi le REALI possibilità per uno scrittore esordiente di farsi pubblicare da un editore? Un editore serio, naturalmente, che non richieda cioè un contributo economico al povero autore di turno.
L. Oltre a non far pagare per la pubblicazione oggi qualificherei un editore “serio” come quello che apprezza i contenuti del libro che pubblica, che ha un buon ufficio stampa, che si impegna in prima linea nella promozione del titolo. Si tratta di un discorso che prescinde dalle dimensioni di un editore, può riguardare un grande quanto un piccolo. Un esordiente assoluto dovrebbe farsi delle aspettative realistiche, e dovrebbe pensare a pubblicare con uno dei tanti piccoli e medi editori che costituiscono dei buoni punti di partenza, anziché pensare di mirare subito a un big.
G. Si dice spesso che in Italia moltissimi abbiano un manoscritto impolverato nel cassetto, ma solo una manciata di persone ha voglia di mettersi a leggere qualcosa. Cosa c’è di vero?
L. C’è di vero che tutti hanno manoscritti impolverati nel cassetto e che molti di essi sono oggettivamente impubblicabili, o perché scritti male, o semplicemente perché scritti come sfoghi personali, che non hanno una chiara visione né rispetto del lettore. Quella delle abitudini di lettura è una nota dolente in Italia: abbiamo basse percentuali di lettori tra la popolazione, da qualche anno viaggiamo poco sopra il 40%. Ciò si traduce, per oltre il 60% della popolazione, in minore capacità di comprensione dei messaggi (non solo quelli scritti, ma anche quelli visivi, multimediali, ecc.) e maggiori rischi di cadere vittime di manipolazioni da parte di chi sa invece produrre messaggi semplici ma faziosi, come slogan e meme, che non parlano al cervello ma alla pancia.
G. Se farsi pubblicare è difficile, farsi leggere lo è ancora di più, anche per gli autori già affermati. Secondo la tua esperienza, quali sono i canali di promozione più efficaci per vendere più copie di un libro?
L. Se lo sapessi io e tutti i miei autori saremmo già ricchi sfondati. Oggi comunque i social funzionano se li si sa governare e usare bene. Il che significa sapere dove investire in termini di tempo e – perché no – di denaro. La pubblicità è l’anima del commercio, dice l’adagio, e la visibilità è il primo comandamento. Se la gente non sa che il tuo libro esiste, nessuno lo comprerà. I social consentono di raggiungere una platea ben profilata (Facebook nasce per quello, non per “far incontrare vecchi amici”), con numeri che un tempo sarebbero stati appannaggio solo dei grandi investitori.
G. Nel tuo lavoro sei chiamato a divorare moltissimo materiale in pochissimo tempo. Hai qualche tecnica o trucco particolare che ti consente di accelerare i tempi di lettura?
L. Applico qualche tecnica di lettura veloce, ma anche in questo caso è meglio evitare di ingannare gli scrittori: si leggono con attenzione la sinossi, l’incipit e i primi capitoli. Un autore deve mettere in campo lì tutte le sue armi. A quel punto, se supera il test, allora il romanzo verrà letto per intero, altrimenti è facile che venga accantonato.
G. Passiamo ora agli impatti del digitale sul mondo dei libri. Alcuni editori e/o scrittori vedono gli ebook come una minaccia nucleare, altri come un’opportunità che risolverà tutti i problemi del mondo. In ogni caso, la digitalizzazione è una tendenza inevitabile per ogni prodotto di cultura. Qual è il tuo punto di vista?
L. Il mio punto di vista è “purché si legga”. Oggi il digitale consente l’accesso allo stesso contenuto a costi generalmente inferiori (fino al 50% o meno). Si può leggere un ebook dappertutto, computer, tablet, e-reader e, ovviamente, lo strumento che non si allontana mai dal nostro fianco: lo smartphone. A me sembra il paradiso: accesso ovunque e costi inferiori. Come se non bastasse, in quasi tutti i contratti editoriali le royalties riconosciute all’autore su un ebook sono maggiori di quelle riconosciute su un libro cartaceo. A parte gli ebook, comunque, oggi vanno forte anche gli audiolibri, e alcune realtà internazionali stanno acquisendo in blocco i cataloghi degli editori per trasformarli in audiolibri.
G. Come è messo il mercato editoriale oggi in Italia? La caterva impressionante di titoli riversati ogni anno nelle librerie è un sintomo di salute oppure di malessere per il settore?
L. Le cifre dicono che i lettori sono in calo, quindi non mi pare che ci sia tanto da stare allegri. L’iperproduzione è necessaria al mercato, anche se sarebbe un discorso lungo e consiglio di approfondirlo sulle riviste o gli articoli di settore. Di certo continua ad alimentare una nicchia di popolazione formata da lettori forti e con buone capacità di spesa.
G. Veniamo alla tua “creatura”, fAutori. Potremmo definirla come una community letteraria che fa sposare gli strumenti digitali (in particolare forum e newsletter) con i tradizionali incontri dal vivo. Come è nato il progetto e quali sono le prospettive future?
L. Si tratta di un vero e proprio laboratorio permanente e di una fucina di nuovi autori. Parliamo di tecniche di scrittura, ma anche di mercato editoriale, sbocchi concreti per l’esordio e per costruire una carriera, e tanto altro. Soprattutto sfatiamo dei miti e cerchiamo di mostrare la vera faccia di questo mondo perché ogni autore possa maturare delle aspettative concrete e non solo delle chimere. fAutori si compone di una newsletter settimanale con una media di tre lezioni/approfondimenti ogni lunedì, esercizi di scrittura da svolgere sul forum, sul quale vengono anche segnalate le migliori occasioni per pubblicare oggi e costruirsi un curriculum letterario e, infine, Masterclass mensili in presenza, che sono occasioni per conoscersi, scambiarsi opinioni come in un circolo letterario e incontrare i nostri ospiti: invitiamo spesso a partecipare autori affermati, editor, editori, traduttori, ecc. fAutori nasce da un’idea mia e di Maximiliano Cimatti, uno dei docenti della nostra scuola di scrittura, per formare una palestra di nuovi autori che desiderano raggiungere traguardi importanti. Proprio all’inizio del 2020 fAutori evolverà in una vera e propria scuola di scrittura, la prima di questo genere nelle Marche, con vari percorsi.
G. Per concludere, qual è il segreto per arrivare a partorire un bestseller? Qual è il modo migliore per acquisire tutti i “trucchi” del mestiere?
L. Un bestseller, il più delle volte, nasce per una concomitanza di fattori che quasi nulla hanno a che vedere con i contenuti. Per me è più importante – anche come lettore – un buon libro, piuttosto che un libro che venda tanto; un libro di cui sia l’autore che l’editore possano andare fieri perché esprime qualcosa di nuovo e “bello” in modi inediti, e perché entra a far parte dell’esperienza del lettore. Per ottenere qualcosa del genere bisogna – credo io – leggere molto, confrontarsi tanto con altri autori o lettori critici e attenti, avere qualcosa di importante da dire, ma avere anche l’umiltà di ricordare che molti altri potrebbero essere in grado di dirla meglio di noi; e quindi essere anche un po’ insoddisfatti di quello che si è scritto oggi per riscriverlo, domani, in modo nuovo e davvero unico, con la propria voce.
G. Luca, grazie infinite per la disponibilità. Prima di salutarci, ci puoi dire cosa deve fare un autore nel caso volesse contattarti e usufruire dei servizi di Scriptorama?
L. Grazie a te Gianluca, è stato un piacere. Per contattarci basta andare sul nostro sito www.scriptorama.it e trova tutti i contatti: che sia per telefono o per mail è facile scambiare due chiacchiere e capire se ci sono margini per lavorare insieme. Ricordo solo i nostri contatti social: la pagina Facebook di Scriptorama; la pagina Facebook di fAutori. Siamo anche su Instagram con l’account scriptorama.