L’arte è una guerra

L’arte è una guerra

Una cosa è studiare la guerra e un’altra è vivere la vita del guerriero.

– Telamone di Arcadia, mercenario del 5° secolo A.C.

Leggere può essere pericoloso. Perché a volte ti capita tra le mani il libro che non dovresti leggere ed è come se ogni pagina ti tirasse uno schiaffo sul grugno.

La guerra dell’arte di Steven Pressfield, al principio, aveva l’aria di un saggio innocuo, una raccolta di suggerimenti da parte di un romanziere navigato su come superare la classica sindrome da “foglio bianco”. Ma poi ti accorgi di avere di sotto al naso uno di quei pistolotti motivazionali alla Tony Robbins. Sì, proprio uno di quelli che hai cercato di evitare per tutta la vita come il morbillo. Ma Steven Pressfield non sembra certo un esuberante motivatore da palcoscenico. Da quello che scrive e da come lo scrive, assomiglia più a un’asceta introverso che dedica anima e corpo al suo lavoro e ti parla con la stessa durezza di un sergente istruttore al primo giorno di addestramento.

Senza tanti giri di parole, ti dice le cose come stanno e ti sbatte in faccia la sua visione della realtà. Le ipotesi sono due: o è un pazzo farneticante, accecato dal suo fervore religioso, oppure ha ragione fino all’ultima sillaba e allora sei tu che stai buttando al vento la tua vita.

Già, perché tutti noi aspiriamo a una vita migliore e traboccante di soddisfazioni, ma secondo il buon Steven c’è un nemico invisibile e silenzioso che ci impedisce di esprimere a pieno le nostre potenzialità e muoverci verso la direzione in cui vorremmo.

La chiama Resistenza.

Resistance cannot be seen, touched, heard, or smelled. But it can be felt. We experience it as an energy field radiating from a work-in-potential. It’s a repelling force. It’s negative. Its aim is to shove us away, distract us, prevent us from doing our work.

Come una piovra, attraverso i suoi mille tentacoli, riesce sempre a ostacolare ogni nostro tentativo di cambiare o evolvere. Ogni volta che decidiamo di rimandare, ogni volta che ci lasciamo mettere in ginocchio dalla paura o dalla pigrizia, ogni volta che ci lasciamo influenzare dal giudizio altrui o restiamo barricati nella nostra zona di comfort, la Resistenza trionfa.

Più è nobile l’intento, che sia creare un’opera d’arte o dare una mano ai bisognosi, più duramente ne verremo colpiti. Molto spesso, però, la resistenza ha l’aria di essere nostra amica e cerca di dissuaderci con una serie obiezioni che appaiono assolutamente ragionevoli e prudenti ai nostri occhi. Non posso iniziare la mia attività in proprio, perché ho bisogno di più soldi prima. Non posso fare volontariato, perché devo pensare alla mia famiglia prima. E’ inutile che inizi a scrivere la mia saga di fantascienza, perché devo trovare un editore prima.
Così, a furia di “resistere”, i giorni passano e i sogni sbiadiscono. Dubbi e paure diventano sempre più spavaldi, fino a diventare quasi rassicuranti. Fino a diventare la nostra vera e unica realtà.

Nella prima parte del libro, la Resistenza viene quindi vivisezionata e messa a nudo, affinché possiamo riconoscerla in tutte le sue insidiose sfaccettature, mentre nella seconda, da bravo sergente, Steven Pressfield ci rivela i segreti per sconfiggerla una volta per tutte.

Diventare “professionisti” è la chiave del successo. E nemmeno un artista o aspirante tale, anche se fa del virtuosismo e della creatività il suo marchio di fabbrica, può esimersi dal mantenere un atteggiamento rigorosamente professionale.

The professional arms himself with patience, not only to give the stars time to align in his career, but to keep himself from flaming out in each individual work. He knows that any job, whether it’s a novel or a kitchen remodel, takes twice as long as he thinks and costs twice as much. He accepts that. He recognizes it as reality.

Ma come distinguere un professionista vero da un semplice amatore?

Beh, il primo si presenta ogni giorno “al lavoro” in qualunque condizione, senza mai accampare scuse, fosse anche una carestia o un conflitto termonucleare. Un PRO sa distinguere bene tra le cose urgenti e le cose importanti, e ovviamente darà priorità a queste ultime. Pur di portarle avanti, non si lascerà distrarre da niente e da nessuno, perché la tendenza a procrastinare è il braccio destro della resistenza.

Il professionista è ben consapevole che lungo il cammino sarà chiamato a superare paure e incertezze di ogni tipo, e dovrà subire il disprezzo, l’umiliazione, lo scherno, l’isolamento e il rifiuto. Dovrà essere disposto a fare sacrifici abnormi e, se necessario, vivere nella povertà e nel disagio.

A differenza di un dilettante, un vero professionista lavora per guadagnare, ma in fondo sa che la pecunia in sé non è il vero scopo. A differenza di un dilettante, non si identifica interamente in quello che fa e per questo motivo non si lascia abbagliare da inutili fantasie o facili entusiasmi. Sa che deve lavorare duro, accettare le critiche più feroci e demotivanti, affrontando il fallimento a testa alta e cercando sempre di migliorarsi con la massima umiltà.

Un professionista, inoltre, non potrà mai esprimersi all’interno di una soffocante gerarchia dove c’è chi comanda e chi obbedisce, ma come un esploratore coraggioso saprà conquistarsi il proprio territorio dove agire in autonomia e andare avanti per la propria strada.

Never forget: This very moment, we can change our lives. There never was a moment, and never will be, when we are without the power to alter our destiny. This second, we can turn the tables on Resistance.

Di fatto il professionista/artista è un guerriero solitario, ma ciò non significa che non ci sia qualcuno a guidarlo o sostenerlo. Non appena prendiamo coscienza del nostro potenziale e decidiamo di “svoltare”, infatti, ecco che le forze del cosmo entrano in azione in modo segreto e silenzioso, spalancando opportunità inattese davanti ai nostri occhi. Che siano angeli, muse o divinità, poco importa. Chi ha il coraggio di prendere in mano il proprio destino non sarà mai da solo. Perché il vero Artista, con la A maiuscola, sa bene di essere soltanto un mezzo attraverso il quale un’entità più grande di lui ha deciso di esprimersi. Qualunque sia la nostra missione su questa terra, la questione è molto semplice.

O agisci, o non agisci. La scelta è tua.

Creative work is not a selfish act or a bid for attention on the part of the actor. It’s a gift to the world and every being in it. Don’t cheat us of your contribution. Give us what you’ve got.

Scritto da
Gianluca Riboni
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Gianluca Riboni

Pensatore e capo tribù NAZAV, personal trainer non convenzionale, ambasciatore dello yoga e della risata, scrittore e blogger incompreso. Scrivo quello che mi passa la testa, nella speranza di lasciare un segno su questo pianeta. Sempre in Arial 11.

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